
LA STORIA DELLA GIOVANE V. CHE HA IMPARATO AD AMARSI E AD AMARE
Ho chiesto a V. di portare delle immagini che parlassero del suo percorso di psicoterapia.
Tra le tante immagini, sono rimasta estremamente colpita dal potere evocativo di una di queste.
CHISSÀ COM’È IL MONDO FUORI?
Una domanda che quando ho conosciuto la giovane V. non aveva nemmeno ragione di esistere.
IO: ” Com’é il mondo fuori?”
V: ” Non sono interessata al mondo fuori. Lo sento pericoloso e più grande di me”
Quando ho conosciuto V. Il pensiero di inadeguatezza rispetto a se stessa era talmente forte da averla indotta a rinunciare al mondo fuori, negandosi perfino l’interesse ad esplorarlo. Timidezza, vergogna, insicurezza, diffidenza e chiusura sono le parole chiave che meglio la descrivevano e che trovavano espressione in un corpo rigido, iperteso che si manifestava in un comportamento evitante e in un disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione.
Oggi a chiusura del nostro percorso ripercorriamo i passi fatti insieme e gli obiettivi terapeutici raggiunti. E per fare ciò, ripartiamo dalla stessa domanda che oggi ha tutta un’altra risposta.
IO: “Com’é il mondo fuori?”
V: ” Può essere piacevole e spiacevole, ma non ho più così tanta paura ad affrontarlo al punto da convincermi di non esserne interessata.
Il mondo fuori mi interessa eccome e ti dirò di più…ora se non lo affronto ho addirittura l’impressione di aver sprecato un’opportunità di crescita”
La psicoterapia serve a formulare domande che permettono di aprire porte, inizialmente nemmeno immaginabili.
La psicoterapia aiuta la persona a riconoscere i propri “blocchi” e a scegliere consapevolmente come affrontarli, imparando a riconoscere i reali bisogni che si celano dietro i sintomi e le “bugie” che ci si racconta.
Oggi V. si porta via la consapevolezza di aver imparato ad amarsi ed amare, permettendosi di vivere a pieno la sua vita con coraggio, fiducia e curiosità.
Io mi emoziono sempre ad essere testimone oculare dei preziosi cambiamenti che nascono nella stanza di terapia e poi si trasformano in esperienze quotidiane nel mondo fuori.
Io mi emoziono sempre ad assistere allo spettacolo meraviglioso di trasformazione, così come direbbe Perls (fondatore della psicoterapia della Gestalt), “di persone di carta in persone reali”.
Io mi emoziono sempre quando alla chiusura di un percorso, al momento dei saluti, le persone esprimono enorme gratitudine verso la relazione terapeutica, unico reale strumento del cambiamento.
V. ha scelto di salutarmi, regalandomi una delle immagini che aveva scelto per parlare del nostro percorso. L’immagine rappresenta una scena del film “Will Hunting” (oltretutto uno dei miei film preferiti, ma V. non lo sapeva) in cui in primo piano c’è l’essenziale, ovvero lo spazio relazionale in cui V, come il protagonista del film, ha scelto di riscrivere il copione esistenziale della sua vita.
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